Confronti tra Bossoli
Le principali impronte caratteristiche lasciate sui bossoli dall’arma
Ogni movimento meccanico che si produce nell’arma, a partire dal primo incameramento della cartuccia fino alla deflagrazione o al successivo incameramento, implica violenti impatti delle parti mobili dell’arma contro le superfici del bossolo, che è fabbricato utilizzando materiali più morbidi, di solito ottone e rame, rispetto a quelli in acciaio temperato dell’arma. Già quando s’inserisce una cartuccia nell’interno del caricatore oppure quando la cartuccia stessa è portata nell’interno della camera di scoppio e cioè con una semplice operazione che, non avviene sotto l’azione delle forze di pressione dei gas prodotti dalla deflagrazione, rimangono impressi sulla superficie laterale del bossolo delle impronte cd. “impronte a freddo”. L’identificazione di queste impronte non è, però, particolarmente espressivo, aver incamerato una cartuccia non significa, averla sparata, di conseguenza queste ultime non possono che considerarsi che degli indizi.
A seguito dell’urto del percussore contro la capsula d’innesco e all’immediata detonazione, la carica di lancio si incendia e la cartuccia deflagra. All’interno del bossolo si sviluppano i gas di reazione ad altissima pressione che, agendo in tutte le direzioni, da un lato lanciano il proiettile fuori dal bossolo e dall’altro ne schiacciano violentemente il fondello contro la culatta che fa arretrare l’otturatore. Nell’urto violento della parete del fondello sulla superficie di culatta, lo scodellino della capsula d’innesco rimane impressionata dalle corrispondenti caratteristiche individuali della superficie di otturazione, dovute, per limitarci solo ad alcuni esempi, allo stato di conservazione dell’arma, all’uso prolungato, alle alterazioni dovute alla corrosione che in parte possono anche modificare le impronte individuali del cratere di percussione ed il piano del fondello stesso.
Immediatamente successivo alla deflagrazione della cartuccia, cioè allo sparo, a seconda del meccanismo costruttivo dell’arma in esame, può avvenire che la canna e l’otturatore retrocedano insieme, oppure, che la canna rimanga fissa e l’otturatore retroceda da solo.
Nel primo caso, in cui la canna e l’otturatore retrocedono insieme per un breve tratto, l’otturatore si sgancia dalla canna e continua il movimento retrogrado afferrando mediante l’unghia dell’estrattore il bossolo all’altezza della gola, nella parte interna del fondello. Quest’ultimo, conseguentemente, è estratto dalla camera di cartuccia e proiettato, in direzione assiale, contro l’espulsore, che è posto in modo tale da imprimere al bossolo, con l’urto, un movimento rotatorio in genere verso destra facendolo, così, fuoriuscire dall’arma. L’otturatore prosegue, poi, il suo moto e, comprimendo sempre più la molla di recupero, arriva ad armare il cane. A questo punto la molla si ridistende e l’otturatore ritorna nella sua posizione di chiusura estraendo dal caricatore una nuova cartuccia che andrà ad inserire nella camera di scoppio.
In tutta la sequenza che parte dallo sparo e finisce con l’incameramento della successiva cartuccia, il bossolo viene così ad interagire, sempre in modo brusco e violento, con molte parti meccaniche dell’arma. Ed è per questo che su di esso rimangono stampati, in modo più o meno evidente, tutti quei segni rappresentanti sia dalle impronte caratteristiche del particolare modello d’arma utilizzato e cioè le impronte caratteristiche di classe d’arma, sia dalle impronte specifiche ed individuali di quella particolare arma, cioè le caratteristiche individuali dell’arma.